Racconti di viaggio Amazzonia Ecuador

La Genesi

Iquitos, Perù 25.08.2010


Hola Hermano! Sono arrivato da poche ore in questa città peruviana ed è stato, dopo oltre 20 giorni, il primo vero contatto con la civiltà. Venti giorni di emozioni, adrenalina, incredulità nel vedere alcune cose, ma soprattutto la forte consapevolezza che sto vivendo un sogno ad occhi aperti. Ho trovato un pò di tempo e voglio scriverti qualcosa in più sulla spedizione, ma i particolari lì saprai al mio rientro in Italia. Sono partito da una cittadina di nome Coca in Ecuador. Qui dopo aver fatto scorta di viveri, abbiamo effettuato tre giorni di navigazione  su piccole canoe scavate dal tronco di alberi. L’obiettivo della spedizione era contattare e filmare la tribù degli Huaroani. In questi 5 giorni abbiamo dormito in tenda trovando rifugio in piccole insenature, che sbucavano di quando in quando. Quando siamo arrivati al villaggio gli Indios ci hanno accolto a braccia aperte ospitandoci e facendoci conoscere i loro usi e costumi. E’stato un sogno ed al tempo stesso un’esperienza incredibile. L’avventura poi è proseguita con un trekking di 4 giorni in cui abbiamo attraversato la selva via terra. Dormire nel mezzo della foresta è stato faticoso ed al tempo stesso pericoloso per le innumerevoli insidie che abbiamo trovato,  un trekking durissimo ma al contempo che ci ha reso più forti per il solo pensiero che stavamo facendo qualcosa di straordinario. Abbiamo poi ripreso la navigazione lungo un altro fiume, il Rio Yasuni, tutto sembrava andare per il meglio ma ad un certo punto un tronco molto grosso ha tranciato la canoa provocando una enorme falla al centro. La prima sponda sabbiosa del fiume è stata la nostra salvezza, la canoa si era spaccata al centro,  subito abbiamo preso consapevolezza che eravamo nella merda, senza contatti col mondo esterno e nessun modo di chiedere aiuto. Quando si sarebbero accorti della nostra scomparsa sarebbe stato come trovare un ago in un pagliaio. La foresta amazzonica è immensa, quindi dovevamo risolvere da soli! Ma come fare? Ecco che l’esperienza di Alessandro fu determinante: tamponare la falla con del fango argilloso! questo stratagemma avrebbe permesso almeno di ripartire e cercare aiuto al primo villaggio. Ci rimettemmo in navigazione con tanta speranza dentro ma anche la consapevolezza che la situazione  non era facile, appena partiti infatti la canoa cominciò a fare di nuovo acqua, ma non potevamo fermarci, dovevamo proseguire! il fango a contattato con l’acqua si scioglieva come il burro e solo un grande lavoro di squadra ci permise dopo ben 5 ore di navigazione di veder apparire un villaggio. Finalmente eravamo salvi! Con l’aiuto dei locali riparammo la canoa e proseguimmo la navigazione per  altri 3 giorni fino ad arrivare a Nuevo Roccaforte punto di confine tra Ecuador e Perù, qui trovammo ospitalità negli alloggi dei militari. Lo scenario era totalmente cambiato, ci trovavamo di fronte il Rio Napo, uno dei maggiori affluenti del Rio delle Amazzoni. Abbiamo continuato la navigazione fino ad Iquitos, da dove ti sto scrivendo, adesso riposeremo  fino al 27 per poi ripartire con un aereo bielica dell'aviazione militare peruviana alla volta di Angamos, avamposto militare posto sul Rio Yavarì, fiume che separa Perù-Brasile. Qui andremo alla ricerca della tribù dei Mayorunas, detti anche uomini giaguaro. Vedi Hermano questa avventura è prima di tutto una grandissima esperienza di vita, sto imparando tanto, ma soprattutto ogni giorno ringrazio Dio per avermi dato la possibilità di conoscere questi popoli incredibili e vivere questi momenti meravigliosi. Sono certo che al mio rientro in Italia tutto avrà un sapore diverso e forse è l’inizio di un cambiamento che già sento forte, cominciato dentro di me.  Sto filmando tutto e facendo un casino di foto e pensa che quello che ti ho raccontato e solo un piccola parte di tutte le cose che sono successe sinora. Come ha detto il grande antropologo Mauro Burzio (scrittore viaggiatore che abbiamo intervistato a Quito): “Cari amici non sapete la fortuna che avete...siete stati baciati da Dio per aver avuto l’opportunità di conoscere i meandri della foresta amazzonica, ma al contempo sarete due volte benedetti da Dio se ne uscirete fuori vivi e senza ferite”
Sembra una esagerazione ma credimi non lo e'!!! l 'Amazzonia se vuole che tu la conosca davvero ti metterà diversi ostacoli lungo il cammino che solo uomini dotati di grande coraggio e pazienza potranno affrontare. Abbiamo combattuto contro insetti mai visti e che neanche immagini, attraversato tronchi sospesi su fiumi dove se cadevi erano cazzi amari, camminato nella foresta  con la pioggia che rendeva tutto fangoso, tagliato tronchi d'albero nel mezzo del fiume che ostacolavano il passaggio, montato la tenda con buio pesto e terreno molliccio, bevuto acqua dal fiume bollita e cibo razionato.
Ma se ora sono qui a scrivere e perchè la Selva come dicono gli indios mi ha ridato al mondo ed il grande Boa attende per ricevermi alla fine del grande viaggio della vita. E’ proprio vero quello che non ti uccide ti rende più forte!!! L'avventura continua!

 

Ho voluto cominciare il racconto con questa mail inviata ad un amico per introdurre meglio e dare il senso di cosa significa fare un viaggio in amazzonia. Come diceva lo scrittore Saramago il viaggio nasce prima dentro di noi poi si manifesta materialmente. Era il gennaio 2010 e mentre stavo seduto sul divano di casa a pensare la prossima destinazione d’un tratto sentii forte il desiderio di fare qualcosa di diverso, grande, forse anche più grande di me, qualcosa che andasse oltre i miei limiti. Allora pensai a cosa potesse essere, quale viaggio potesse mettermi davvero alla prova, furono tanti i posti che pensai ma uno su tutti primeggiava, era la foresta amazzonica. Solo pronunciarne il nome mi emozionava, ma come fare? come organizzare il viaggio? da dove partire e dove arrivare?

Avevo tante domande in testa,  dovevo cominciare da 0! ma il sogno era cominciato.

I mesi a venire trascorsero studiando tutto quello che trovavo, siti web, libri, racconti di viaggio, cartine geografiche, tutto ciò parlava di amazzonia era diventato il mio pane quotidiano.  Guardando sul planisfero constatai l’immensità della foresta che abbracciava ben 6 Stati del Sudamerica,  ed allora un'altra domanda, quale parte esplorare? Beh penate che mi accontentassi di una piccola parte? No avevo trovato!!! Farò la traversata completa del Rio delle Amazzoni in solitaria. La mia idea era quella di partire dal suo estuario, la città di Belem in Brasile e risalire i circa 5500km fino ad Iquitos in Perù, servendomi di imbarcazioni mercantili e mezzi di fortuna che avrei trovato lungo il tragitto. L’amaca e la tenda sarebbero stati il mio letto e la mia casa, in amaca avrei dormito lungo i pontili delle imbarcazioni ed in tenda quando sarei stato sulla terra ferma.

Cominciavo a sognare ad occhi aperti, una grande avventura da fare da solo, avrei avuto tempo per confrontarmi con me stesso, con i miei pensieri e riflettere sul senso della vita. In quei mesi lessi diversi libri tra cui quello di un viaggiatore Franco Monnet che aveva fatto la traversata completa da solo ed in canoa. Contattai Franco che mi diede preziosi consigli, ricordo uno su tutti “Non portare nessuna arma, nessun coltello, porta il sorriso e fai capire che dietro i tuoi occhi si nasconde solo voglia di conoscenza, non ti succederà nulla”. Più studiavo il viaggio, più mi rendevo conto di quanto poco materiale avessi trovato, anche su internet, mi stavo imbattendo in una grande avventura e questo mi piaceva, non era un viaggio consuetudinario. Ero felice ed al contempo avevo anche paura, ma la voglia di andare oltre il mio limite era più forte. Le mie domeniche passavano in libreria a studiare, capire, ma più studiavo più mi rendevo conto che buona parte del viaggio lo avrei programmato e vissuto giorno per giorno. In quei mesi, ogni giorno sognavo ad occhi aperti quando sarei stato nella foresta, avrei incontrato gli indios, avrei dormito sull’amaca, magari coccolato dal dolce andare del Rio delle amazzoni. E proprio in uno di quei miei girovagare sul web, per caso mi ritrovai un video di Tiziano Terzani, fino a quel momento non sapevo chi fosse, ma avete presente una calamita?  beh per me fu proprio così, fui così attirato nel vedere il suo video che ne vedi uno dietro l’altro, il giorno dopo corsi subito in libreria a comprare il libro “La fine è il mio inizio”.

Ho voluto menzionare Terzani perché ha significato molto per me in quel periodo, ritengo sia stato il motore trainate del mio sogno. Niente capita per caso nella vita, sentivo che qualcosa aldilà della materia lavorava per me…

La preparazione al viaggio si ultimò con un cocktail di vaccinazioni che mi avrebbero coperto contro diverse malattie, ma nulla contro eventuali infezioni.

1 agosto 2010 il grande giorno era arrivato, l’avventura aveva inizio. Appena partito tutto sembrava andare per il meglio, ma ecco che succede l’inimmaginabile. Arrivato a San Paolo in Brasile la polizia federale mi ferma per un controllo ordinario, purtroppo quel controllo diventerà serio, difatti da 5 minuti passarono diverse ore, addirittura presero le impronte digitali aspettando che il risultato desse esito negato. Solo dopo fui a conoscenza che era in atto una grande operazione da parte dell’Interpool, c’era stata una segnalazione che narcotrafficanti sotto falso nome erano in transito a San Paulo. Questo inconveniente mi fece perde l’aereo di collegamento tra San Paolo e Belem. Era ormai sera tarda e mio malgrado dovetti dormire in un albergo dell’aeroporto, altro che amaca sul pontile! L’indomani il volo era nel tardo pomeriggio, quindi dovevo riempire la giornata.  In Brasile avevo vissuto nel 2006 e a San Paolo avevo diversi amici, tra cui il presidente dell’associazione italo-brasiliani. Telefonai a Gianni invitandolo a prendere un caffè, nel 2006 mi era stato molto vicino dandomi una gran mano. La sua cordialità non era cambiata difatti corse subito in aeroporto a prendermi e dopo baci ed abbracci eravamo al centro a chiacchierare.

Raccontai del mio progetto e lui un po perplesso mi disse che dovevo stare molto attento, che la foresta amazzonica era tutt’altro che facile da esplorare. Resta a cena, esclamò, ti presenterò un caro amico documentarista che nei prossimi giorni partirà per una spedizione in amazzonia.  Ringraziai per l’invito ma non potevo accettare,  avevo l’aereo per Belem e non potevo perderlo nuovamente. A quel punto mi disse “E se partissi anche tu con loro? Se facessi anche tu parte della spedizione?”  Lo guardai ridendo…”Come fanno a portarsi dietro me? Non mi conoscono”. Io ti conosco, disse Gianni e conosco Alessandro. Tu puoi andarci!

Nel tragitto che mi riportava all’aeroporto tanti furono i pensieri che mi passarono per la testa e dentro di me sentii una vocina dire…perdilo questo aereo e fermati a cena. Arrivati all’aeroporto chiesi alla compagnia di farmi spostare di un altro giorno il volo e loro acconsentirono. Ero a quella cena! dopo un po di imbarazzo iniziale cominciammo la conversazione ed Alessandro mi racconto i punti salienti della spedizione. Era fantastico sentirlo parlare, volevo farne parte! Ed allora con spavalderia chiesi se potevo aggregarmi. La prima cosa che mi chiese fu se ero vaccinato contro diverse malattie e soprattutto se ero consapevole a cosa andavo incontro, “una volta che saremo nella selva non potrai andartene, dovrai proseguire fino alla fine”. Mi consegno il programma di viaggio e disse dormici su, domani mi darai la risposta. Se deciderai di venire manderò i dati del tuo passaporto alle ambasciate in Ecuador e Perù per i permessi governativi. In verità in quel momento avevo già deciso, non potevo farmi scappare un’occasione così grande. Leggevo quei documenti e mi sembrava la trama di un film d’avventura! Come è strana la vita, quando tutto sembra va complicarsi, d’un tratto mi trovavo a vivere una realtà che sarebbe andata oltre i miei sogni.

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