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Un viaggio intenso e suggestivo nel cuore dell’Africa Occidentale, tra Togo e Benin, dove tradizioni ancestrali, riti vudù e paesaggi senza tempo si intrecciano in un’esperienza sensoriale e spirituale unica. Il nostro viaggio parte da Lomé, la vivace capitale del Togo, dove entriamo subito nel ritmo africano: i colori accesi del mercato centrale, le “Nana Benz” con i loro pregiati tessuti, e il mercato dei feticci di Akodessawa, dove amuleti, crani e statuette raccontano la forza del culto vudù. Facciamo tappa a Sokodé, dove al calar del sole va in scena la mistica danza del fuoco, e proseguiamo il viaggio tra le montagne dell’Atakora, nel territorio del popolo Tamberma. Ammiriamo qui le loro straordinarie abitazioni fortificate, le “tata”, piccole fortezze d’argilla che sembrano sculture viventi. Superato il confine con il Benin, raggiungiamo i villaggi Taneka, dove la vita è ancora scandita dai riti d’iniziazione e dal rispetto dei feticci. Dopo aver assistito alla spettacolare danza delle maschere Egun a Dassa, il viaggio approda poi a Ganvié, la cosiddetta “Venezia d’Africa”, un villaggio di palafitte che galleggia sul Lago Nokwe tra canoe, mercati galleggianti e sorrisi curiosi. Il nostro viaggio si chiude nella culla della religione vudù: a Ouidah, il Tempio dei Pitoni, la Cattedrale e la “Strada degli Schiavi” conducono fino alla spiaggia del “Punto di Non Ritorno”, luogo di struggente memoria. In un vicino villaggio tribale partecipiamo infine a una cerimonia vudù autentica: tamburi, canti e trance collettiva rivelano l’anima profonda dell’Africa, misteriosa e profondamente umana.
Hotel locali in camera doppia o tripla, in condivisione con gli altri partecipanti
Minivan privato con driver
Non prevista per questo viaggio
Partenza con volo con scalo dall’Italia, con destinazione Lomé, la capitale del Togo. Atterrati a Lomé, incontriamo il team locale e ci trasferiamo in hotel. A seconda del piano voli, l’arrivo può essere in tarda serata o al mattino del giorno seguente.
Il nostro viaggio nel cuore della magia dell’Africa occidentale inizia con la visita di Lomé, vibrante capitale del Togo, l’unica città africana ad aver subito consecutivamente le influenze coloniali tedesche, inglesi e francesi. Questa storia di influenze variegate ha creato un’identità unica, che si riflette nello stile di vita e nell’architettura della città. Iniziamo la visita con il mercato centrale di Lomé, dove facciamo conoscenza con le “Nana Benz”, donne mercanti che hanno concentrato nelle loro mani il commercio dei costosi “pagne” (tessuti) che arrivano dall’Europa e sono venduti in tutta l’Africa Occidentale. Proseguiamo quindi visitando gli edifici coloniali del quartiere amministrativo, dove il sapore dei tempi del colonialismo è ancora vivo per poi spostarci ad Akodessawa, il mercato dei feticci più grande d’Africa: in questo luogo, uno dei più iconici di Lomé, si può osservare un eclettico assortimento di amuleti, crani di animali, conchiglie, antiche pietre-moneta, teste di serpente, statuette propiziatorie e tutte le più svariate componenti necessarie alla realizzazione di pozioni magiche e feticci vudù. I grandi maestri del mercato ci presentano alcuni dei loro "gris-gris" fatti in casa, preparati per aiutarci a risolvere i problemi della vita quotidiana. Pernottamento a Lomé.
Ci trasferiamo in direzione nord, con sosta ad Atakpamé, una tipica cittadina africana costruita sulle colline, punto di convergenza dei prodotti provenienti dalla foresta limitrofa. Risalente al XIX secolo, si trova lungo la ferrovia principale che collega Lomé a Blitta, al centro di un'importante area di coltivazione del cotone, ed è qui che gli uomini della regione, attraverso il loro lavoro qualificato su piccoli telai di tessitura, realizzano il tessuto dai colori vivaci chiamato "Kente". Proseguiamo verso nord visitando qualche villaggio lungo la strada, facendo tappa, in base al giorno della settimana, presso alcuni mercati locali che si svolgono una volta alla settimana. Arriviamo a Sokodé nel tardo pomeriggio, in tempo per goderci l’affascinante spettacolo della danza del fuoco. Nel cuore del villaggio, un grande fuoco illumina i volti dei danzatori che cominciano a muoversi al ritmo incessante dei tamburi. I danzatori, in uno stato di trance, si gettano nelle braci, le raccolgono con le loro stesse mani e le portano alla bocca. Alcune volte le fanno persino scorrere lungo tutto il corpo senza che esse lascino alcuna ferita e senza mostrare alcun segno di dolore. Possiamo chiamarla prova di coraggio? Autosuggestione? Magia?... Viene difficile spiegare una tale performance. Forse è proprio il feticcio a proteggerli dal fuoco. Pernottamento a Sokodé.
Una pista attraverso la catena collinare dell'Atakora ci conduce a uno dei momenti più attesi del viaggio, l'incontro con le popolazioni Tamberma. Per ragioni di difesa, i Tamberma hanno trovato rifugio da secoli nella catena montuosa dell'Atakora, in un territorio dall'accesso difficile che ha permesso loro di sfuggire a tutti gli influssi esterni e principalmente alla tratta negriera verso il nord Africa islamizzato. Secondo gli specialisti, le loro origini li accomunano ai Dogon del Mali: con loro condividono certamente una fedeltà assoluta alle proprie tradizioni animiste. Prova ne è la presenza di grandi feticci, a forma fallica, all'entrata delle loro case. Le dimore, dette “tata”, sono in forma di minuscoli castelli di singolare bellezza, costruiti su tre piani con un mix di legno, argilla e sterco. Architetti di avanguardia come Le Corbusier sono rimasti colpiti per la plasticità delle forme di queste straordinarie dimore fortificate. Con il permesso accordatoci dagli abitanti, possiamo entrare nelle loro case per comprendere il loro stile di vita. Pernottamento a Kara.
In mattinata, da Kara ci spostiamo verso est, attraversando il confine con il Benin. Arrivati in Benin, pochi km oltre il confine andiamo a scoprire vecchi villaggi Taneka, situati alle pendici dei monti omonimi. Questi villaggi hanno capanne rotonde con tetti conici e protetti al centro da vasi di terracotta. La parte superiore dei villaggi è abitata dai giovani iniziati e dai sacerdoti dei feticci, abbigliati con sole pelli di capra e caratterizzati da una lunga pipa dalla quale non si separano mai. Ogni villaggio ha conservato i propri culti e riti d'iniziazione, ma, allo stesso tempo, insieme hanno creato istituzioni politiche e religiose comuni. Mentre si cammina lungo viuzze delimitate da pietre lisce, potrebbe capitare di incontrare giovani seminudi e con il cranio rasato che si preparano alle celebrazioni iniziatiche. I Taneka, considerano che per «fare» un uomo ci vuole tempo, pazienza e tanto... sangue di animali sacrificati. Insomma, un processo lungo tutta un'esistenza, a tal punto che la vita stessa diventa un rito di passaggio. Trasferimento verso sud e visita al feticcio di Savalou che rappresenta un importante luogo di pellegrinaggio animista. Pernottamento a Dassa.
Dassa è la sede di un antico regno fondato da Olofin nel 1385. Oggi la cittadina ospita siti che testimoniano di questa lunga storia. Assistiamo alla danza delle maschere Egun, che rappresentano gli spiriti dei defunti. Gli uomini che indossano le maschere che rappresentano Egun sono iniziati al culto: vestiti con abiti multicolori e sgargianti, emergono dalla foresta e formano una processione per le strade del villaggio, balzando verso qualsiasi spettatore che osi avvicinarsi troppo. Secondo la credenza locale, bisogna evitare di essere toccati dell’Egun: il tocco infatti equivale a un pericolo di morte! Quando la maschera irrompe sulla scena, si assiste a una specie di corrida che suscita un mix di paura e rispetto. In alcuni casi coloro che sono raggiunti dalle maschere cadono in uno stato di catalessi, e sono portati subito nella casa delle maschere per un trattamento segreto che li farà ritornare nel mondo dei vivi. Dopo aver assistito alle spettacolari danze delle maschere Egun, ci trasferiamo a Abomey, dove incontriamo la comunità dei "falsari", che da secoli servono i re del Dahomey nella produzione di armi e altri utensili. Nel pomeriggio assistiamo alle spettacolari maschere danzanti Gelede, strettamente legate alle divinità vudù. Gli spettacoli di Gelede ricordano il nostro "teatro" occidentale, dove ogni maschera rappresenta un personaggio, spesso umoristico o ironico. Questo aspetto teatrale delle maschere che mimano racconti ha la funzione di educare, non semplicemente di intrattenere il villaggio. La maschera di Gelede ha tratti femminili, ma è indossata da uomini vestiti da donna che ballano performance incredibili: un coro composto da più di 20 cantanti che danzano in un grande cerchio con due grandi tamburi al centro, il pubblico circostante, felice ed eccitato, che canta, ride e batte le mani. I colori dominano la scena con i ballerini vestiti con abiti colorati che si muovono in continuazione. Pernottamento ad Abomey.
Nella regione a nord di Cotonou si estende una vasta area lacustre. Una barca a motore ci permette di attraversare il Lago Nokwe e raggiungere Ganvié, il più vasto villaggio palafitticolo del continente africano. I circa 25.000 abitanti, appartenenti all’etnia Tofinou, costruiscono le loro capanne di legno su pali di teak, coprendone i tetti con spessi strati di fogliame. La pesca è l’attività principale di questa popolazione, e la a vita quotidiana si svolge al ritmo delle canoe che uomini, donne e bambini guidano con disinvoltura utilizzando bastoni dai colori vivaci. Rientrati sulla terra ferma, attraverstiamo brevemente Cotonou, la città più grande nonché motore economico del Benin. Cotonou è caratterizzata dal traffico costante di migliaia di zamidjans (moto-taxi), i cui autisti sono caratterizzati da uniformi gialle e porpora. Di conseguenza, la città segue il ritmo dei semafori che scandiscono fermate e ripartenze dei moto-taxi, che creano un colorato caos tipico delle grandi metropoli africane. Proseguiamo verso Ouidah, considerata la capitale del vudù africano: Ouidah fu conquistata dall’esercito di Dahomey durante il XVIII secolo per diventare uno dei principali porti degli schiavi. Oggi nella città, in perfetto sincretismo, coabitano uno di fronte all'altro,il tempio dei pitoni e la cattedrale cattolica. La lentezza dei personaggi inondati dal sole, il battito lontano delle onde sulla spiaggia e il ritmo dei tamburi sembrano riportare l'eco mormorante delle colonne di schiavi imbarcati su queste spiagge. Un'atmosfera “fuori del tempo”, perfettamente descritta da Chatwin nel suo libro «Il viceré di Ouidah». A piedi visitiamo il Tempio dei Pitoni e il Forte portoghese, oggi un museo sulla storia di Ouidah e della tratta degli schiavi (attualmente in restauro). Terminiamo il nostro tour della città seguendo la "strada degli schiavi" fino alla spiaggia, il punto di "non ritorno" dove gli schiavi erano soliti salire a bordo delle navi. Pernottamento a Ouidah.
In un remoto villaggio nascosto, partecipiamo a una cerimonia vudù: il ritmo frenetico dei tamburi e i canti degli adepti contribuiscono a richiamare lo spirito vudù che poi si impossessa di alcuni dei danzatori. Questi cadono in una trance profonda: occhi che si rovesciano all'indietro, smorfie, convulsioni, insensibilità al fuoco o al dolore. Sakpata, Heviesso, Mami Water sono solo alcune delle divinità vudù che possono manifestarsi. In questo stretto villaggio, circondati dall'atmosfera magica della cerimonia, capiamo finalmente cosa intende la gente quando dice: "Nelle vostre chiese pregate Dio, nel nostro santuario vudù diventiamo Dio!". Al termine delle celebrazioni, rientriamo in Togo e giungiamo a Lomé nel tardo pomeriggio. Compatibilmente con l’orario dei voli, tempo libero negozi di arte tribale e antiquariato, artigianato, gallerie d'arte con dipinti contemporanei della "scuola togolese" (che iniziano ad essere piuttosto popolari nelle gallerie francesi e nordamericane) etc.. In base al piano voli, trasferimento in aeroporto per il volo per l’Italia.
Rientro in Italia. Arrivederci alla prossima avventura!
Hotel locali in camera doppia o tripla, in condivisione con gli altri partecipanti
Minivan privato con driver
Non prevista per questo viaggio
Passaporto con validità residua di almeno 6 mesi per entrambi i Paesi. Per il Togo visto obbligatorio da richiedere ed ottenere online, sulla piattaforma https://voyage.gouv.tg/, almeno una settimana prima della partenzane. Per il Benin visto obbligatorio da richiedere ed ottenere online, sulla piattaforma https://evisa.bj, almeno 10 giorni prima della partenza. Vaccinazione obbligatoria contro la febbre gialla da dimostrare con un libretto di vaccinazione attestante il vaccino.
Il viaggio è adatto a viaggiatori motivati e spinti dalla curiosità di conoscere e scoprire le usanze delle popolazioni tribali del Togo e del Benin lungo rotte non battute dal turismo di massa. È pertanto richiesto spirito di adattamento, per uno standard di servizi non comparabile a quello occidentale, e senso di avventura. Il viaggiatore disposto a mettersi in gioco, con una buona dose di flessibilità e grande rispetto verso le popolazioni locali, scoprirà in questi luoghi una bellezza incontaminata e una ricchezza umana straordinaria.
L'arrivo in Togo, a seconda dell'orario dei voli, può avvenire in serata del primo giorno o al mattino del secondo giorno.
9 Giorni
da domenica
a lunedì
Acconto € 1.020
9 Giorni
da venerdì
a sabato
Acconto € 1.080
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